In questo articolo parleremo dell’importanza delle parole. Le parole sono importanti, specialmente se combaciano con la ragione, la logica, il buon senso.
Giustamente, durante le feste natalizie, le omelie, le analisi di alcune parole scritte nella Bibbia, sono state ricordate e commentate.
Vorrei anch’io partecipare citandone alcune, scritte nella Genesi, il primo capitolo dell’Antico Testamento; cercando, con pacatezza di proporre opportune domande.
L’importanza delle parole nella genesi
1°- in primo luogo la Genesi parla della creazione dell’universo; a questa impresa fantastica è dedicata una striminzita pagina e mezzo; le altre 1,244 pagine che compongono la Bibbia (Ed, CEI) sono dedicate al rapporto con gli esseri umani.
La ragione? A mio parere gli esseri umani che hanno scritto tale libro, non avendo nessuna conoscenza scientifica della complessità dell’argomento da trattare si sono limitati a riferire quel poco che sapevano.
2°- da notare l’affermazione: Dio “disse”: e la luce sia: a chi lo disse? In quale lingua? poi continuò la Sua opera, creando il firmamento, separando le acque, creando le varie forme di vita: germogli, erbe, alberi; poi creò le luci del firmamento, i pesci, gli uccelli, le bestie, i rettili. Finalmente, il sesto giorno creò gli esseri umani.
Da notare che la parola”disse” presuppone la presenza di qualcuno che la ascolta. Chi era questo qualcuno? La materia inanimata?
Non era più opportuna la parola “pensò”? E quindi tramutò il suo pensiero in azione?
Si dice anche che, dopo aver verificato ogni sua creazione abbia pensato che “fosse una cosa buona” (meno quella della creazione dell’universo, della quale non si trova, nella Genesi, alcun commento); ma si afferma che il Creatore sia “onnisciente” e quindi conosca il futuro e quindi non aveva alcun bisogno di rimarcare la bontà del Suo operato. Doveva già sapere che era cosa buona.
3°- la creazione degli umani avviene il sesto giorno; lo chiamerei “periodo” e non giorno per evitare di identificarlo con il giorno terrestre…ma sorvoliamo; li crea a Sua “immagine”.
Come si fa a chiamarla in questo modo data la fondamentale differenza fra un puro spirito e la materia di cui siamo composti?
Infatti noi, per immaginarlo lo abbiamo rappresentato in tanti modi: una nuvoletta, un triangolo con un occhio centrale che osserva, in maniera antropomorfa come quelle che tante religioni hanno inventato o come un anziano ieratico con la barba.
Narciso dovrebbe suggerirci qualcosa; s’innamora di se stesso quando vede la propria immagine riflessa nello stagno, non prima; come possiamo “amare” uno spirito se non tramutandolo in un’immagine reale comprensibile ai nostri sensi?
L’immagine è una superficie significante, non solida nella realtà; è “virtuale”; non a caso Gesù dice (Gv 14.9): chi ha visto me ha visto il padre. Traduzione mia: per poter immaginare mio padre avete bisogno di osservare me…altrimenti ciò è impossibile.
4°- Il Creatore benedisse gli umani e disse loro: crescete e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.
Non si quanto tempo vissero nell’Eden Adamo ed Eva ma nessun cenno viene fatto, nella Bibbia, a gravidanze di Eva e nascita di figli quindi è deducibile che le nascite avvennero “dopo” che furono cacciati.
Un piccolo particolare: in questo caso non ci si limita a dire, come nelle altre “creazioni” che Dio, dopo, verfificando, giudicò le sue opere “cosa buona”; in questo cso si dice che la creazione degli umani era cosa “molto” buona.
In sostanza: la creazione dell’universo non aveva bisogno di specifiche aggiuntive, era “normale”; quella di tutti gli elementi che lo compongono e degli esseri viventi era cosa buona, mentre quella degli umani era “molto ” buona. Potremo invece chiamarla “eccezionale”?
Voi cosa ne pensate dell’importanza delle parole? Scrivetemi pure dei commenti