di Dion Fortune
Mi spiegherò meglio con un esempio. Al culmine della sua popolarità Marshal Joffre visitò l’Inghilterra dove fu ricevuto con grandi onori. Per arrivare dal suo albergo alla Mansion House dove lo attendeva il Lord Mayor, la sua vettura attraversò una parte della città. Molte persone, pur riconoscendolo, si limitarono a osservare. Quando però arrivò all’affollato incrocio di Mansion House, i poliziotti bloccarono il traffico mettendosi sull’attenti. La folla si rese conto che stava avvenendo qualcosa, Joffre fu riconosciuto, il suo nome passò di bocca in bocca e in un attimo crebbe un’ondata di grande entusiasmo. Persone normalmente tranquille e compassate furono trasportate dall’eccitazione e si ritrovarono a sventolare i propri cappelli, urlando come degli ossessi. Il comportamento esagitato della folla fu ben diverso da quello dei singoli individui, anche se numerosi, che si erano limitati a osservarlo con interesse ma senza emozione.
Questo incidente fa riflettere su un altro episodio avvenuto sempre a Mansion House che illustra molto bene la psicologia della folla e la mente di gruppo. Molti anni fa Abdul Hamed, l’odiato sultano turco, visitò l’Inghilterra. Anch’egli fu ricevuto dal Lord Mayor e condotto in automobile a Mansion House. Le stesse scene si ripeterono ma con un contenuto emotivo completamente diverso. Egli fu condotto tranquillamente attraverso strade affollate con individui che lo osservarono con curiosità ma senza sfoghi emotivi. Quando la polizia bloccò il traffico all’incrocio di Mansion House, anche qui la folla lo riconobbe e da quei tranquilli e compassati uomini d’affari di mezza età partì un urlo di esecrazione, simile a quello di un branco di lupi. La folla si buttò in avanti come un solo uomo e a stento fu evitato il peggio.